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Gentili con gli adulti, scortesi con i bambini

Cerco di essere un buon esempio per i miei figli. Sono consapevole del fatto che loro mi osservano e imparano a muoversi nella società imitando il mio comportamento. Io e mio marito siamo il loro punto di riferimento principale e proprio per questo facciamo grande attenzione ad offrire un esempio positivo : siamo cordiali con le persone che incontriamo, cerchiamo di aiutare il prossimo il più possibile, usiamo un linguaggio educato…  In poche parole cerchiamo di interagire con “ l’esterno ” offrendo il meglio.

Questo non è abbastanza. Ciò che conta di più e che purtroppo viene trascurato da molti, è come ci si rivolge ai bambini . Prendiamo in considerazione l’interazione “ interna “, prestiamo un attimo di attenzione a come gli adulti si rivolgono ai bambini, ai ragazzi , e poi paragoniamolo a come ci si relaziona tra adulti.

Sono le otto del mattino, con un gruppo di persone state aspettando l’ascensore per salire in ufficio. Le porte si aprono e la signora davanti a voi, assonnata, non si accorge dell’arrivo dell’ascensore e rimane ferma, rapita dai suoi pensieri. Voi siete in ritardo e quindi le prendete un braccio e, con fare nervoso, la strattonate dicendo: “Su, sveglia! Che fai dormi?! Sono in ritardo! Muoviti!”. Sicuramente le persone accanto a voi vi guarderanno stupiti, magari qualcuno vi ordinerà di darvi una calmata. La signora potrebbe giustamente darvi del cafone. Ora provate a ripetere la scena, ma al posto della signora immaginate che ci sia un bambino di sei anni. Pochi proferirebbero parola contro di voi, magari alcuni sorriderebbero con fare comprensivo (- del tipo: “Ah, i bambini hanno sempre la testa tra le nuvole!” -).

Suona familiare?

Siete in coda al cinema con degli amici, la fila è lunga ed è quasi il vostro turno. Il vostro amico vi confida che deve andare in bagno e vi chiede di indicargli la strada. Con fare di disappunto e decisamente scocciati gli chiedete perché non sia andato in bagno prima di uscire di casa. Il tono è d’accusa. Non vi fermate qui e, ad alta voce, informate tutto il gruppo che il vostro amico deve fare la pipì. Potreste perdere il turno in cassa per colpa della pipì del vostro amico e dandogli un’occhiataccia lo accompagnate verso la toilette.

Folle? Si, se parliamo di adulti, molto più comune se si parla di bambini. L’adulto in questione vi manderebbe a quel paese, al contrario il bambino rimane mortificato, umiliato.

Questi sono esempi di aggressività verbale, purtroppo insieme ai miei figli siamo stati più volte testimoni di aggressività fisica nei confronti dei bambini.  Provate a immaginare un’uscita a un bar affollato. Osservate che tutti gli uomini nel locale sgridano le donne presenti e in alcuni casi le strattonano o le sculacciano. Se fate parte del “ gruppo donne ” come vi sentireste? In pericolo? Atterrite? Vedo negli occhi dei miei figli parecchie domande senza risposta quando ci capitano di queste situazioni, quando vediamo genitori picchiare i propri figli. Se fate parte del “ gruppo uomini “, ma non picchiate le donne, come vi sentireste? Cosa fareste? Rimarreste in silenzio o cerchereste di aiutare le donne presenti, seppur in minoranza? Anche questo è da considerare.

Non mi ricordo l’ultima volta che ho alzato la voce con un adulto, ma sicuramente ho parlato ai miei figli in maniera scortese di recente. Immaginando il peggio li ho ripresi, magari alzando la voce… per stanchezza, per incomprensione? Tutte scuse.

Non basta essere un buon esempio verso gli altri. La cosa che conta di più è essere onesti e rispettosi verso i nostri figli in primis. Solo così costruiremo una società migliore. 

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