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Lezioni di conversazione #1

Immaginate di essere fuori con i vostri figli. Potreste essere usciti a fare la spesa, potreste essere in giro a spasso con il cane, oppure potreste essere in coda dal medico e vi imbattete, per caso, in un amico, o in un collega di lavoro, o incontrare quell’anziana zia che non vedete da molto tempo.

Vi fermate a fare due chiacchiere , spesso volentieri, altre volte solo per cortesia.

“Ciao, come stai?”

“Come sta tua moglie, tuo marito, tua figlia?”

“Come va il lavoro?”

Mentre l’altro adulto continua lo scambio cortese di battute, nella vostra mano sentite la manina di vostro figlio che inizia a tirarvi via. Lo sguardo prima interessato e curioso diventa annoiato e insofferente. Quando l’infelicità del piccolo diventa palpabile può essere che l’altro adulto decida di rivolgere la parola anche a lui. E’ proprio in questo momento che il disastro incombe, è proprio in quella scelta bene intenzionata che si cela un imminente disastro.  Perché è proprio vero che la maggior parte degli adulti non sa come confrontarsi con un bambino.

Come mai gli adulti, anche quelli con figli, non hanno la benché minima idea di cosa dire o chiedere a un bambino? Perché queste persone non sanno che i più giovani non amano la conversazione spicciola ? Soprattutto quelli molto piccoli non trovano piacere a chiacchierare o talvolta non possono proprio farlo.

Ma andiamo avanti…

Così l’altro adulto inizia, incerto, un dialogo con vostro figlio. Pur essendo armato di buoni propositi, egli, solitamente, parte con una serie di domande prevedibili che vostro il piccolo già si aspetta. Conscio della superficialità del momento, vostro figlio potrebbe giustamente decidere di non rispondere affatto a quello che a tratti pare essere un interrogatorio, gettando voi genitori nell’imbarazzo più totale davanti all’amico, al parente o al collega di lavoro.

Ora, io desidero venire incontro sia a voi genitori che agli altri adulti in questione, ma ciò che mi preme più di ogni altra cosa è sostenere i bambini, che subiscono questa farsa spesso senza protestare.
Elencherò qui di seguito le domande più banali e stupide , così che potrete evitare di porle o potrete evitare di farle subire ai vostri figli. Darò inoltre delle alternative plausibili a chi si volesse cimentare in uno scambio educato e rispettoso.

# 1 “Come ti chiami?”

Questa domanda viene solitamente fatta senza che l’adulto si presenti preventivamente. Posso affermare onestamente di non aver mai iniziato una conversazione con un altro adulto chiedendo immediatamente il suo nome, o comunque mai prima di essermi presentata. Potreste piuttosto dire: “Mi chiamo Pinco Pallino, è un piacere conoscerti!” e poi aspettare che il bambino si presenti, sempre che egli desideri farlo.

# 2 “Quanti anni hai?”

A meno che non viviate da eremiti e non abbiate mai avuto contatti con dei bambini, saprete che non è difficile individuare l’età di uno di essi, anno più, anno meno. Allora chiedetevi: “E’ veramente importante per me sapere quale sia l’età precisa del bambino che ho davanti?” .
Inoltre, per rompere il ghiaccio, avete mai usato questo approccio con un adulto?!?
Direi decisamente di no, quindi evitate, altrimenti sembrerebbe che li consideriate dei dementi. Se veramente volete avviare una conversazione dopo esservi presentati, allora trovate qualcosa di interessante da dire e lasciate perdere i numeri. Parlate del vostro sport preferito, del vostro animale domestico, oppure raccontate cosa vi piace mangiare. Evitate le domande. Se il bambino è interessato all’argomento lo capirete dal suo sguardo illuminato, ma se invece notate che non risponde o che si guarda i piedi facendo finta di non avervi sentito, allora lasciate perdere. Significa che non avete fatto centro, battete in ritirata.

# 3 “Fai il bravo?” o in versione fratelli “Chi è il più bravo, chi è il più monello?”.

Questa domanda dimostra una totale mancanza di rispetto. I bambini non sono animali. A me non verrebbe mai in mente di fare questa domanda ad un altro adulto e credo non verrebbe nemmeno a voi. Provate a chiedere a vostro suocero: “Hai fatto il bravo oggi?” e fatemi sapere cosa vi risponde.
Questo potrebbe essere giudicato come il peggiore tentativo mai visto di socializzazione, quindi non permettetevi di cadere in errore così. Da genitore mi offenderei anche io, non solo mio figlio.

# 4 “Sei timido? Non parli?”

Mi dispiace, ma i bambini non sono robot o animali domestici che rispondono automaticamente ai comandi premendo un bottone o facendo un fischio. Questa è un’altra domanda off-limits come la precedente, quindi evitate di farla. I bambini provano emozioni proprio come voi, anzi spesso hanno una sensibilità più sviluppata degli adulti. Se non provano piacere ad aprirsi con un estraneo dovete rispettarli, insistere non porterà a nulla. Provate piuttosto a dire: “Anch’io non ho molto da dire a volte, non sempre mi va di chiacchierare”. Questo sarebbe un bel modo per far capire al bambino che siamo in sintonia con lui, che lo comprendiamo e che sopratutto non lo giudichiamo per il suo silenzio.

# 5 Evitate qualsiasi tipo di domanda con risposta ovvia*, per esempio:

–  “Stai facendo una passeggiata con il papà?”
Risposta: “No, guardi, ero fuori da solo a cinque anni e ho incontrato mio padre per caso qui al supermercato mentre facevo la spesa da solo ”.

Oppure:

–  “Ti sei messo la maglietta rossa?”
Risposta: “Se la maglietta di cui lei sta parlando è questa, il colore si chiama magenta e no, non me la sono messa io,  ma l’ha messa l’ologramma di me stesso con il quale lei sta parlando ora”.

Se fate domande di questo tipo i casi sono due:  siete completamente storditi oppure desiderate mettere alla prova la pazienza del bambino in questione. Come diavolo pensate che potrebbero rispondervi?! Provate piuttosto a fare un complimento sull’abbigliamento: “Questo colore ti dona”.
Oppure dite qualcosa di significativo che riguarda voi stessi, del tipo: “Da piccolo mi piaceva uscire con mio padre, lui mi portava a vedere…”.

Quello che dovreste dimostrare, se decidete di mettervi in relazione con un bambino, è una grande empatia. Dategli poi il tempo di ascoltare le vostre parole, di riflettere e di –eventualmente- rispondere . Ascoltate con attenzione ciò che vi dirà.

…e soprattutto, non fate domande che non fareste a uno qualsiasi dei vostri amici!

*Da membro di una famiglia numerosa ci tengo ad aggiungere una versione per adulti delle domande ovvie che andrebbe assolutamente evitata: “Ma sono tutti tuoi?!? (unita a un’espressione facciale di sorpresa mista a terrore)”. Ora io mi domando: “Veramente credete che io prenda in prestito i figli degli altri per uscire a fare delle commissioni, così, per divertimento?”.
Segnate come off-limits anche questa, grazie.

Nel prossimo post parleremo delle domande più balorde rivolte agli homeschoolers…

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