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Socializzati a morte (seconda parte)

La scuola non è luogo di socializzazione. Lo confermano le note sul registro di chi chiacchiera, i continui richiami verso chi si rivolge al vicino di banco e le punizioni che assottigliano i minuti della ricreazione o che la eliminano definitivamente. Come avevamo letto sul dizionario la scuola è un luogo dove si insegna in modo metodico e collettivo, non un luogo dove si scambiano opinioni o dove si conoscono nuove persone.

Facciamoci delle domande. La socializzazione è esclusivamente una cosa positiva o può essere anche una cosa negativa? Esiste il rischio di socializzare troppo? Quali sono i canoni per definire se una persona ha socializzato bene e sufficientemente?

Nella socializzazione scolastica risiedono anche il bullismo, le violenze sessuali, il razzismo, il vandalismo, il teppismo, il sessismo e le cattive abitudini quali fumare e usare un linguaggio volgare. Questi sono anche alcuni dei motivi per i quali non manderei i miei figli a scuola. La pressione psicologica esercitata dalla massa può avere effetti devastanti sia sullo studente che sulla sua famiglia. Chi non ricorda lo sfigato, il ciccione, il secchione, il gruppo di quelli “in” e quelli “out” della classe? Per far parte del gruppo cool più gettonato della scuola quali sono le qualità necessarie? L’educazione? L’intelligenza? Avere sani principi morali? Non mi risulta. E fino a dove si può spingere un giovane per farsi notare dai suoi coetanei?
Personalmente, in seconda elementare, durante la ricreazione, venivo insultata e chiusa a chiave nel gabinetto dai miei compagni e, sempre in bagno, lontano dagli occhi della maestra, alcuni bambini mi hanno mostrato cosa fosse un atto sessuale imitando lamenti e gesti. Avevo sette anni, era il 1987 e frequentavo una scuola considerata buona. Ora grazie a internet, telefonini e social network le ragazzate sono diventate più audaci, il numero di studenti per classe è in aumento e il personale che dovrebbe controllare questi momenti di socializzazione è in diminuzione.

Se [scuola = (cattiva) socializzazione] quindi
[troppe ore passate a scuola = troppa (cattiva) socializzazione]

Immaginiamo un bambino di 8 anni che venga lasciato otto ore a scuola a socializzare e che una volta tornato a casa svolga i compiti e guardi la televisione o giochi ai videogame per un’oretta e mezza. Ipotizzando che egli spenda un’altra ora tra la cena e l’igiene personale e che vada a letto alle nove e trenta, egli avrà per se tre ore al giorno. Tre ore al giorno di libertà dove si relazionerà con la propria famiglia e la società circostante. Quali saranno i valori acquisiti dal bambino? I valori della famiglia o quelli della massa degli amici a scuola? Ovviamente quelli della massa, la lotta è impari. Poi ci si chiede come mai nel week-end i genitori non sappiano cosa fare con i bambini, o perché il senso di alienazione che questo distacco crea porti genitori e figli a non riconoscersi più. Egli saprà comportarsi in modo socialmente appropriato in situazioni pubbliche? La risposta sta nei cartelli con la dicitura “ NO KIDS ” (vietato l’ingresso ai bambini) che compaiono presso negozi, ristoranti, alberghi e compagnie aeree.

Quindi torniamo a noi: “Ma non ti preoccupi della socializzazione di tuo figlio?

“Faccio scuola familiare proprio perché m’interessa che mio figlio abbia la possibilità di relazionarsi attivamente con persone diverse ogni giorno . Credo che la sua vita si arricchisca ogni qualvolta egli venga in contatto con situazioni nuove in veste di protagonista. Quindi, si, mi preoccupo molto della socializzazione di mio figlio e tu?”

“Si certo, infatti credo che invece di imparare a socializzare da altri bambini di otto anni come lui sia meglio che sia io, un adulto, ad insegnarglielo. Sono presente, attento ai suo bisogni e disponibile a rispondere alle sue domande in qualsiasi momento e in situazioni differenti.”

“Me ne preoccupo molto infatti desidero che egli diventi un adulto gentile, educato, rispettoso, lavoratore, sicuro di sé e capace di affrontare qualsiasi problema la vita gli porterà e non credo che passare tutto il giorno con altri 30 ragazzi e un solo adulto sia il modo migliore per raggiungere questo scopo. Grazie per l’interessamento.”

FINE SECONDA PARTE

(because civilized is better than socialized)

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