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Socializzati a morte (ultima parte)

Per concludere questa trilogia mi faccio due domande:

“ Questa tanto decantata socializzazione è così importante? ”.

A mio avviso è importante saper rispettare le persone, utilizzare registri diversi in situazioni diverse, stare a tavola in maniera corretta, essere al corrente che parlare è tanto importante quanto ascoltare, ed è importante saper creare dei legami interpersonali basati sull’amicizia sincera e l’uguaglianza. Non è importante imparare a stare fermi e zitti sei ore al giorno, indossare un capo alla moda, essere compiacenti o dover seguire il branco scendendo a compromessi con se stessi e con gli altri per essere accettati.

Io, i miei familiari e le persone che gravitano attorno alla nostra casa siamo decisamente in grado di assolvere questo compito.
Se altri siano in grado di farlo io non lo posso sapere, ma non credo che dipenda dall’andare o meno a scuola. Dipende dalla famiglia. E’ la famiglia che può creare i momenti di socializzazione valorizzando le capacità di ognuno. Sono i genitori che possono guidare i loro figli ad aprirsi al mondo esterno dando un buon esempio e poi osservando semplicemente, senza intervenire . Sono il padre e la madre che, donando il loro tempo, educano i figli alla socializzazione. Essi però non possono farlo solo tra il corso di judo e il saggio di danza, non possono farlo alle sette di sera quando, stanchi, si apprestano a preparare la cena o mentre aiutano a ripassare la lezione. Non possono farlo solo nei ritagli di tempo . La vita scandita al suono della campanella, non solo per gli studenti, ma anche per gli adulti, non si concilia con la sana crescita di un individuo. Il ritmo martellante delle giornate lascia solo briciole di libertà che non sono sufficienti per sfamare bambini avidi di esperienze sempre nuove.

 

“Cosa possiamo fare noi homeschoolers per aiutare i nostri figli a socializzare?”.

 

Innanzitutto dobbiamo permettere ai nostri figli di partecipare alla nostra vita in tutte le sue sfaccettature, essi imparano attraverso i nostri gesti, le nostre parole. Interpelliamoli , chiediamo loro cosa ne pensano rispetto a ciò che accade in famiglia, nel vicinato, nel mondo. Creiamo un rapporto basato sul dialogo e la riflessione che valorizzi il pensiero critico . Apriamo le nostre vite e le nostre case agli altri: accogliamo familiari, amici, vicini di casa, organizziamo pomeriggi di gioco, di lettura, atelier di pittura, cucina, occasioni di spiritualità, seguiamo le nostre inclinazioni per offrire qualcosa di speciale. Creiamo dei momenti di condivisione anche al di fuori dell’ambiente conosciuto : assieme ad altri genitori portiamo i bambini alla biblioteca, a nuotare, al museo o semplicemente al parco per fare una partita di pallone. Le attività post-scuola offrono una grande varietà di spunti. Sporchiamoci le mani, corriamo, scopriamo nuove cose affiancandoli nelle loro esplorazioni senza però interferire . Per esperienza vi dico che una famiglia attiva ne attira a se molte altre. Nel caso dei ragazzi più grandi sosteniamoli nelle loro passioni che siano esse sportive, ludiche o intellettuali. Accompagniamoli agli incontri, aiutiamoli a formare un gruppo, diamogli la libertà per iniziare a volare con le loro ali. Mettiamoci in contatto con altri che hanno fatto questa scelta educativa, siamo come dei pionieri che stanno costruendo una nuova realtà, aiutiamoci a vicenda per crescere serenamente.

FINE

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