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Cosa è il pensiero critico?

“La prima finalità dell’insegnamento è stata formulata da Montaigne:
è meglio una testa ben fatta che una testa ben piena”.

Cosa significa una testa ben “piena” è chiaro; è una testa nella quale il sapere è accumulato, ammucchiato, e non dispone di un principio di selezione e di organizzazione che gli dia senso”. Una testa ben “fatta” significa che invece di accumulare il sapere è molto più importante disporre allo stesso tempo di:  

– un’attitudine generale a porre e a trattare i problemi;
– principi organizzatori che permettano di collegare i saperi e di dare loro senso.

Queste sono le parole di Edgar Morin ,   filosofo e sociologo francese, nato nel 1921 a Parigi in una famiglia ebrea sefardita con origini toscane. In queste parole apprendiamo cosa sia la base del pensiero critico, e ci rendiamo conto di quanto il sistema scolastico sia lontano da esso.

Il pensiero critico è una capacità intellettuale necessaria che va potenziata, allenata, e non un’attitudine che si eredita geneticamente.  Al termine di ogni anno di studio i nostri ragazzi dovrebbero uscire dal sistema arricchiti, cambiati, ma in maniera positiva: da soggetti subordinati a una autorità indiscussa, a soggetti criticamente pensanti, capaci di mettere in discussione l’autorità, grazie alla conoscenza e alla dialettica guadagnata.  

Come si stimola il pensiero critico?

L’insegnamento del pensiero critico riguarda il come pensare piuttosto che cosa pensare .

Entrando in una classe si dovrebbe sentire il forte vociare degli alunni mentre si scambiano idee e dibattono le proprie opinioni, non la voce monocorde del docente e nemmeno lo sterile mormorio delle interrogazioni di fine quadrimestre.
Oggi ci si aspetta che gli studenti imparino senza spiegare loro come si apprende, e soprattutto senza chiedersi in quale maniera essi apprendano al meglio. 

Purtroppo, ciò non è prassi usale, dato che formiamo e siamo stati formati in una tradizione educativa che privilegia le risposte alle domande , anzi, risposte a domande mai poste!
Ditemi voi quale studente arriva all’interrogazione emozionato e fiero di poter condividere le proprie opinioni ed il proprio vissuto? Nessuno, perché l’interrogazione è e rimane uno sgradevole e obbligato rito di passaggio da un quadrimestre al successivo, e raramente il docente è pronto a “sentire” risposte che vanno oltre quelle date dai libri di testo.
La scuola non è pronta a stimolare il pensiero critico, impegnata com’è a inseguire i programmi tradizionali.  

Grazie all’ Homeschooling  e a una buona gestione del tempo, possiamo rispolverare degli scenari socratici e mettere al centro dell’istruzione dei nostri figli la dialettica, direttamente a casa nostra.

Ogni mattina, io e i miei figli passiamo almeno un’ora, in gruppo, a discorrere di tematiche più diverse , arrivando spesso a confutare noi stessi, raramente accontentandoci delle risposte più semplici che ci vengono alla mente.
Gli argomenti possono essere i più svariati: civica, sentimenti, filosofia, ma anche un film visto di recente, i libri letti o argomenti di cronaca.  E’ diventato un rituale , ora che sono più grandi, iniziare la giornata in questo modo. 

Solitamente viene formulata da me, o da loro stessi, una proposta o una domanda per la quale ciascuno di noi dovrà, a seconda delle proprie capacità, costruire una linea argomentativa . Mio figlio ha descritto questo processo di apprendimento come simile a un gioco di strategia dato che oltre a pensare alla qualità dei propri argomenti, occorre anticipare le mosse offensive della controparte, preparandosi alle obiezioni più probabili.

Un punto su cui ci soffermiamo a lungo è il modo in cui si comunica: quanto si è chiari, efficaci, credibili?  Teniamo anche conto del linguaggio non verbale, ovvero come ci si pone con il corpo, lo sguardo e l’intonazione della voce. Il mio compito è quello di affiancare i ragazzi in questo esercizio sia come collaboratrice che come antagonista .

Questo è un esempio di come si educano i propri figli a un pensiero razionale e riflessivo, focalizzato a decidere a cosa e come pensare. Questo esercizio quotidiano è fondamentale se si pensa che viviamo in un’epoca dove siamo letteralmente bombardati di informazioni e dove è indispensabile scegliere ciò che è apprezzabile e ciò che non lo è, nei discorsi che ascoltiamo. Talvolta mostro loro programmi televisivi o letture “spazzatura” con il solo scopo di stimolare il loro pensiero critico , e non potete immaginare quanto rimangano stupiti ed indignati da certe affermazioni!

Allenare il pensiero critico significa avere un’indole scettica e riflessiva nei confronti di ciò che leggiamo e ascoltiamo e di mantenere, inoltre, un certo controllo sulla nostra mente. Se non aiutiamo i nostri ragazzi a sviluppare il pensiero critico e il self-control, richiamo di lasciare che siano facilmente manipolabili dai mass media o dalle loro frequentazioni.

All’economia dominante serve proprio un pubblico di massa, diseducato al pensiero critico, che accetti tutto ciò che viene proposto, senza opposizione alcuna .  

In effetti, tutto il sistema mediatico nel quale siamo immersi è autoreferenziale ed ha un solo scopo: fare profitti .
Il sapere critico impedisce l’accumulo di profitti indiscriminati, ed è quindi evidente il perché, da anni, stiamo assistendo a una semplificazione verso il basso della cultura e della comunicazione. I bambini devono saperlo per potersi difendere.

Coloro che sviluppano la capacità di autocontrollo e che sono abituati a riflettere fin da piccoli, sono in grado di p restare più attenzione, portare a termine compiti difficili e contenere comportamenti inappropriati dei coetanei.
La democrazia non sopravvive quando le persone delegano le loro decisioni alle autorità, è quindi un nostro impegno civile educare i figli a scoprire ed esprimere il proprio punto di vista su argomenti più svariati in maniera pratica e produttiva. Se non lo avete ancora fatto potete iniziare da oggi, non è mai troppo tardi.

Ci tengo a precisare che la formazione del pensiero non può essere promossa esclusivamente attraverso una procedura formale come quella poc’anzi descritta . Il pensiero critico è piuttosto l’esito di un processo largamente informale, che si attua nel corso di molti anni grazie all’intera formazione intellettuale dei ragazzi, quindi, l’esercizio presentato può essere uno spunto, ma non è sufficiente. E’ indispensabile per noi genitori in primis mantenere una mente aperta e curiosa, pronta ad investigare la realtà senza preconcetti, e creare un ambiente stimolante e vario per i nostri figli dentro e fuori dalle mura domestiche. 

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