Logo

Primo Giorno di Scuola

Domenica 14 Settembre 2014

Domani lui inizierà, la cartella è pronta con tutto l’occorrente. Abbiamo scelto insieme i quaderni e il diario di Batman e la penna che scrive e si cancella. Nonostante l’entusiasmo delle compere non mi sento felice e nemmeno lui lo è. Sono nervosa, preoccupata, qualcosa nel mio cuore e nella mia mente mi dice che non è giusto mandarlo, ma… come posso ascoltarmi? Ormai ha l’età giusta, cinque anni e mezzo e io devo mandarlo per forza. Tutte le mie amiche che ci sono già passate mi hanno detto che poi si abituerà. Certo, si sono abituati tutti, no? Anche io. La sofferenza del distacco è utile, mi hanno detto. Sofferenza utile? Veramente? Mi vengono tanti dubbi. L’ho visto così felice quest’estate mentre correva nei prati e coglieva fiori. Stare all’aria aperta gli ha fatto così bene, sembrava un altro. Rideva ed era spensierato, era felice, era occupato tutto il giorno. Mi faceva mille domande, era pieno di curiosità. Ora dovrà stare seduto per ore di fila e non so se ci riuscirà, magari lo sgrideranno se lo vedono salterellare sulla sedia come fa a casa. Mi auguro che la maestra sia simpatica, purtroppo non so nulla di lei. L’ho vista alla riunione la settimana scorsa, ma non ho potuto scambiarci due parole in privato. Come avrei potuto?! Ci sono 25 bambini nella sua classe e non c’era tempo per parlare con ciascun genitore. Mi hanno già detto che non li potranno portare in cortile durante l’intervallo per carenza di personale. Eppure il cortile è così bello e spazioso, è un vero peccato. Stasera è andato a letto tardi perché diceva di avere mal di pancia, non ha voluto mangiare nulla. Secondo me era dovuto all’agitazione. Mi ha anche chiesto se potevo stare con lui in classe… Ho dovuto spiegargli per l’ennesima volta che le mamme a scuola non possono fermarsi e lui non ha risposto, mi ha solo guardato con due occhi tristi.  Il perché non me lo chiede più, oramai si è rassegnato.

Lunedì 15 settembre 2014

Che mattinata difficile, accidenti! Eppure lo avevo preparato parlandogli della scuola in modo positivo, gli avevo spiegato cosa avrebbe fatto. Gli ho detto che ero fiera di lui, che sta diventando grande e che mi troverà sempre la sera al rientro. Forse ha capito che la sua lontananza mi avrebbe rattristato… Lo sapevo, dovevo essere più forte e più brava a nascondere i miei sentimenti. Prima di uscire di casa ha pianto, mi ha supplicato di stare a casa. Ha detto che dello zainetto non gliene fregava nulla e lo ha gettato in un angolo. Ho dovuto rimanere impassibile e fare la severa, ma mi sarei sciolta in lacrime anche io. Eravamo in ritardo e l’ho dovuto mettere in auto di corsa. In classe i genitori fieri facevano le foto ai bimbi con il telefonino. L’ho fatta anche io… ho fatto finta che fossimo sereni e gli ho chiesto di sorridere. Mandarlo a scuola deve essere la cosa giusta, no? Tutti si abituano primo o poi e io devo rientrare al lavoro. Lo spero, perché all’uscita la maestra mi ha già detto che ha chiacchierato troppo e che deve darsi una calmata. Spero non ci siamo problemi all’orizzonte, già alla scuola d’infanzia mi avevano mandato dal neuropsichiatra infantile. Ora è taciturno e quando gli ho chiesto come è andata mi ha risposto: “OK”. Come ok? Mi ha liquidato in una parola e poi ha chiesto di guardare i cartoni. Ora si sta rilassando davanti alla TV. Mi ha dato un bacio veloce e si è seduto sul divano. Domani si riparte e spero che sia più facile. Gli esperti scrivono che l’inizio della scuola è un passaggio fondamentale nel processo di crescita. Io però lo sento come uno strappo, come una violenza e mi domando perché… Perchè sono così diversa dalle altre mamme? Loro si vantano di essere severe e forti, mi dicono che al giorno d’oggi bisogna essere duri con i bambini perchè il mondo è un posto difficile. Malgrado ciò io sento che dovrei essergli più vicina, che dovrei aspettare e tenerlo accanto a me. Non è ancora pronto per quel tipo di ambiente e io lo so. Lui ha bisogno di giocare e correre, muoversi gli ha sempre fatto bene. Peccato che sia la sola a pensarlo, da qualche tempo mi pare di essere una contro tutti. Ho provato a parlarne con le mie amiche, senza alcun risultato. Alcune di esse sembrano totalmente rassegnate e altre invece sono addirittura felici di piazzare i figli da qualche parte. Sembra sia un tabù parlare di queste cose, cambiano subito discorso. La solitudine mentale è la parte più inquietante, mi sento diversa in un mondo che non accetta la diversità.

L'articolo Primo Giorno di Scuola sembra essere il primo su Controscuola.

Share by: