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Giovane saggezza, Co-op classes e un futuro in Danimarca

Continuano le interviste ai ragazzi homeschoolers, sono felicissima di presentarvi David che ha 13 anni e abita in Emilia Romagna. 

  • Ciao, David. Puoi dirci qualche cosa di te?

Sono David, di 13 anni, e faccio homeschooling da tre anni ; ho un fratello gemello, Simone, e una sorella maggiore, Sara, ed entrambi sono homeshoolers. Mi piace dormire e mangiare, e anche imparare; però raramente chiedo lezioni ai miei genitori (di solito ci si accorge della preziosità di qualcuno o qualcosa solo dopo che non hai più opportunità di sfruttarlo). Spesso cammino su e giù per la mia stanza come un’anima in pena, ma in realtà non mi annoio quasi mai .

  • So che hai iniziato il percorso scolastico tradizionale e poi hai deciso di smettere di andare a scuola, come mai hai optato per l’homeschooling?

Ho scelto di essere homeschooler perché le classi erano rumorose (il che mi procurava un mal di testa quasi tutti i giorni), gli insegnanti trasmettevano poco e addirittura sbagliavano congiuntivi o operazioni, a seconda se fosse italiano o matematica la materia che insegnavano. Dopo essermi ritirato da scuola iniziai ad apprendere molto di più, e rividi i miei motivi di non voler tornare a scuola: dalla voglia di evitare altre classi chiassose e insegnanti inetti cambiò in voglia di imparare, e approfondire ciò che mi interessava (stranamente la matematica, che adoro), lasciando più sul generale altre materie. Per questo motivo compresi che per me la scuola non era il mezzo giusto , ma per altri magari sì; e quindi mi decisi ad abbandonare il rancore contro la scuola, che per me divenne un mezzo come un altro per imparare, anche se mal gestito e male organizzato.

  • I media parlano sempre della scuola: a volta la elogiano, ma spesso la denigrano. Qual’è il tuo pensiero?

La scuola in sé, sempre parlando secondo il mio pensiero, non è sbagliata, ma è sbagliato il modo in cui è gestita, i programmi fatti in classe, e tutta una serie di cose che ad elencarle ci vorrebbero molte righe di testo. Altrettanto sbagliato è pensare che la scuola è “cattiva”, che nessuno dovrebbe andare a scuola e che quelli che ci vanno sono degli sciocchi o dei poveretti.   Sono altrettanto sconsigliati gli homeschoolers (oh, sì, non siamo mica perfetti, tutt’altro) che non vogliono più andare a scuola per non avere i famigerati e terribili compiti a casa, oppure i genitori che tolgono i figli da scuola per “non avere più impegni tali”. Nel primo caso, i ragazzi (e le ragazze, non siamo mica tutti maschi!) sbagliano perché gli esercizi sono fondamentali per imparare. L’apprendimento passa soprattutto da quelli. I genitori, invece, sbagliano perché avere figli homeschoolers, essere homeschooler, moltiplica per cento le responsabilità e l’impegno : un ragazzo di 11-13, anche 15, non può trovare tutti i dati che gli servono, e non riesce quasi mai ad organizzarsi da solo. Io per primo non so organizzarmi molto meglio del mio gatto.

  • Talvolta la società non capisce in pieno cosa significhi fare homeschooling. Tu ti senti giudicato per questa scelta educativa? Ti senti diverso? 

Come gli homeschooler, a volte, diventano “discriminanti” verso tutti quelli che non fanno homeschooling, più spesso la gente che non fa homeschooling diventa altrettanto discriminante (sono affetti da “scuolismo”?) verso di noi, gli homeschooler. Credo che per la gran parte sia invidia per noi che possiamo fare quello e quell’altro e il resto timore, timore della diversità, timore di tutto ciò che potrebbe sconvolgere il loro piccolo mondo interno. Qualche tempo fa ci hanno detto che i figli homeschoolers sono tenuti in una campana di vetro, per isolarli dai pericoli, dalle difficoltà, e crescerli inconsapevoli di ciò che li circonda. Io rispondo dicendo che il vetro è trasparente e non è fonoassorbente. Loro, coloro che non vogliono vedere ciò che li circonda e non vogliono sentir ragioni che altrimenti avrebbero non solo smentito, ma proprio distrutto alle fondamenta il loro ragionamento, sono quelli che vivono in campane di piombo, che è opaco, grigio triste, isolante e pesante, cosicché non potranno forse mai sollevare quelle campane e guardare la luce, ascoltare i suoni e finalmente vedere ciò che circonda loro . Ogni volta che mi sento giudicato e criticato per la mia scelta, penso sempre che loro non hanno scelto, e non avranno forse più occasioni per scegliere di nuovo, per distinguersi dalla massa. Poiché è questo che noi facciamo: ci separiamo, ci distinguiamo e vediamo la massa uniforme, grigia e tutta uguale che purtroppo è il modo di pensare di tantissima gente. Buddha era un illuminato, e tutti coloro che gli stavano intorno lo riconoscevano perché egli era una luce dorata in un mare grigio. (non mi sto paragonando a Buddha, eh?)

Ogni volta, però, che qualcuno non vuole ascoltare le ragioni di coloro con cui parla, o le mie se è mio interlocutore, lì sì che mi irrito, poiché chi ci accusa di sordità lo fa usando due ottimi tappi per le orecchie. E l’ipocrisia è una delle cose che perdono di meno.

  • Puoi dare una definizione di apprendimento? Ci spieghi cosa sono le co-op classes?

L’apprendimento è naturale nei bambini e nei ragazzi (basta pensare che i bimbi piccoli piccoli imparano velocemente a parlare, e la lingua, che sia italiano, inglese, francese, tedesco o qualsiasi altra lingua, è forse una delle cose più complesse. Io stesso tuttora sto imparando altri termini italiani e inglesi), e non serve arricchirlo con “cosine divertenti” che invece a molti sembrano necessari. Io frequento le Co-op classes, dove incontro i miei amici e imparo , ma è l’incontrare i miei amici la cosa più divertente, non l’imparare. Durante le lezioni possiamo parlare con l’insegnante, ma non a voce alta (perché siamo in un appartamento) e per lo meno non tutta la lezione. Così noi impariamo, guadagniamo spunti di riflessione e abbiamo anche una mezz’oretta con gli amici. Questo dimostra che non è necessario divertirsi costantemente per imparare.

  • Cosa consiglieresti a un ragazzo che non vuole andare a scuola?

Tornando all’argomento scuola, esistono poi i ragazzi e le ragazze che non vorrebbero andarci (perché vogliono fare homeschooling o perché non vogliono fare niente), ma che vengono spinti e costretti dai genitori ad andarci. Purtroppo l’unico metodo per risolvere i loro problemi sarebbe quello di parlare un po’ di più ai genitori dei loro interessi e così via. In alcuni casi, però, i genitori “tiranneggiano” sui figli e non vogliono sentir ragioni, strepitando o semplicemente stando fermi sulle loro posizioni. In quei casi il ragazzo sfortunato credo non abbia possibilità di fare ciò che brama. Un tipico esempio sono anche i genitori che scelgono la scuola superiore o addirittura l’università al posto dei figli, perché loro non hanno potuto e allora i figli devono appagare il desiderio di andarci dei genitori. Anche questo problema potrebbe essere risolto con il parlare un po’ di più ai genitori: un film che dà un immagine di questo tipo di genitori è “L’attimo fuggente”, in inglese “The Dead Poets’ Society”, in cui Neil, un ragazzo di 17 anni, viene costretto dal padre severo a rinunciare alla sua passione, il teatro.

  • Dimmi la verità, tu ci sei stato, a scuola si socializza?

La scuola è inoltre acclamata per la “socializzazione” che si dice accada in essa. Il bullismo, invece, è sminuito, come se essere picchiati, vittime di prepotenze e altre cose non fosse importante. In realtà, se un ragazzo tratta un altro ragazzo come se fosse inferiore, quel ragazzo si sentirà inferiore per tanto tempo, forse a vita. E’ uguale al fatto che se dici che un ragazzo è un idiota, diventerà un idiota, perché inizierà a crederci anche lui. Quindi la famosa socializzazione è molto rara nella scuola, proprio perché a scuola sono tutti studenti, tutti uguali, mentre nell’homeschooling si è diversi: io sono David, non sono l’alunno Lovallo, Quello Lì o Tu se si sta parlando con me. A scuola sarei stato proprio Quello Lì, Tu, Lui, Lovallo o comunque non David. Facendo homeschooling io esco dal “tutti” e divento “io, David, qualcuno che ha in mano il proprio destino”. Per questa possibilità mi sento estremamente fortunato, e spero che anche altri possano avere la possibilità di scegliere: HS oppure scuola?

  • Grazie David per questa tua condivisione. Chiudo chiedendoti di dirci qualcosa su come sarà la tua vita da grande.

Mi dispiace non per i ragazzi che scelgono la scuola, ma per quelli che non scelgono nulla, restando opacamente tristi e rassegnati per qualsiasi cosa si pari loro davanti. Tra 5, 10 o 15 anni, loro faranno quello che capita, di lavoro e di vita, mentre io già ho scelto il mio lavoro e sceglierò accuratamente la mia vita : diverrò dipendente della Lego (nella sede centrale), vivrò in Danimarca, e forse avrò dei figli, se mai troverò una donna che amerò. Ho anche deciso di andare alla Lego in qualità di inventore di nuovi modelli, e difatti desidero studiare le proiezioni ortogonali appena potrò.

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