Dove l’apprendimento prende forma
A cura di Erika Di Martino

Dieci scelte intenzionali per un apprendimento vivo
Facendo homeschooling con i miei figli, ho compreso che l’inizio di un nuovo anno non è semplicemente il momento in cui si scelgono programmi o si ordinano materiali. È, prima di tutto, uno spazio di ascolto.
Un tempo per chiedersi: chi stanno diventando i nostri figli?
In che direzione si muovono le loro curiosità, le loro domande, le loro aspirazioni?
Quando uno dei miei figli ha espresso il bisogno di una maggiore struttura, ho deciso di seguirlo.
Non perché l’apprendimento libero non funzioni — nella nostra famiglia ne è una componente essenziale — ma perché in quel momento servivano confini chiari: ritmo, sequenze, punti di riferimento. Accompagnarlo in questa richiesta è stato utile anche per me.
Progettare un anno di homeschooling non significa compilare griglie o rincorrere obiettivi astratti. Significa creare un ecosistema vivo, in cui mente, emozioni e corpo possano svilupparsi in modo armonico.
Significa costruire una quotidianità intenzionale: non perfetta, ma coerente e significativa.
🎒 Ecco i 10 passi che ci hanno guidati, insieme a molte scoperte inattese
10 passi (e alcune cose che non avevamo previsto)
1. Scegliere con attenzione ciò che nutre davvero.
Abbiamo selezionato materiali e percorsi capaci di sostenere la curiosità senza soffocarla. Niente accumuli, niente eccessi. Solo ciò che aveva senso per noi.
La domanda di riferimento era semplice: ci parla davvero?
🎯 Ogni mattina iniziavamo con una breve lettura condivisa — una poesia, un racconto, una pagina ispirante. Bastavano pochi minuti per orientare l’intera giornata.
2. Dare spazio a storie autentiche e parole vive.
Abbiamo privilegiato biografie, lettere, racconti di esperienze reali. Poche schede, nessun esercizio ripetitivo. Le storie vere aprono domande vere.
📚 La lettura del viaggio di un ragazzo che ha attraversato l’Atlantico ha acceso conversazioni su coraggio, paura, autonomia. Un apprendimento profondo, senza forzature.
3. Organizzare gli spazi per alleggerire la mente.
Materiali visibili, strumenti accessibili, ordine semplice. Quando l’ambiente è chiaro, anche il clima emotivo cambia.
🎨 Un figlio che non disegnava mai ha iniziato a farlo spontaneamente. Non per richiesta, ma perché lo spazio lo invitava.
4. Prepararsi in anticipo per essere davvero presenti.
Ho letto quasi tutto ciò che avremmo affrontato insieme. Non per spiegare, ma per poter accompagnare senza distrazioni.
📝 Durante una lettura storica, un collegamento con un’esperienza vissuta ha aperto un dialogo che nessun esercizio avrebbe potuto generare.
5. Continuare a imparare anche da adulti.
Mi sono rimessa in gioco: danze popolari, astronomia, cucina, sperimentazioni. Imparare insieme ha cambiato il nostro sguardo reciproco.
🎶 Ora riconosciamo alcuni uccelli dal canto. Le passeggiate sono diventate momenti di scoperta, e io ho imparato a rallentare davvero.
6. Annotare ciò che conta davvero.
Nel mio quaderno non segnavo solo le attività, ma i passaggi chiave: domande, gesti, cambiamenti.
📌 Ogni settimana scrivevo tre cose che avevano funzionato e una da lasciare andare. Un esercizio di chiarezza potente.
7. Costruire un ritmo che possa respirare.
Abbiamo scelto un’organizzazione a blocchi tematici, senza rigidità. Alcuni giorni più teorici, altri più esperienziali.
⏰ Quando c’era bel tempo, tutto si fermava. La natura aveva la precedenza.
8. Curare gli spazi come se fossero presenze vive.
Angoli che parlano: libri scelti da loro, una bacheca di idee, oggetti che raccontano.
🌱 Mia figlia ha creato una “scatola delle scoperte”, dove conserva foglie, sassi, biglietti. È diventata la memoria emotiva del suo percorso.
9. Pianificare bene solo l’inizio.
Abbiamo preparato con cura la prima settimana. Il resto si è costruito strada facendo.
🌀 Il nostro principio era: iniziamo, poi ascoltiamo. Le direzioni più interessanti sono nate così.
10. Lasciare spazio alla noia. Sì, intenzionalmente.
Abbiamo smesso di riempire ogni momento. Abbiamo fatto spazio al vuoto.
💡 Da un pomeriggio senza proposte è nato un gioco da tavolo inventato da mio figlio: regole, logica, narrazione. Un apprendimento completo, spontaneo.
Guardando indietro, non è stato un anno perfetto.
È stato però l’anno in cui ci siamo ascoltati di più.
In cui ho imparato a fidarmi, a semplificare, a scegliere con maggiore intenzione.
Se c’è una cosa che porto con me è questa: l’homeschooling non è un metodo. È una relazione viva.
E tu, come stai iniziando il tuo anno?
Che tipo di ritmo serve oggi alla tua famiglia?
Cosa senti di poter lasciare andare rispetto al passato?
Dove potresti togliere, invece che aggiungere?
Che spazio ha la noia nelle vostre giornate?
Se ti va, raccontami da dove stai partendo.
