Tre Giorni a Nepi: Un’Esperienza che Trasforma

A cura di Erika Di Martino

Siamo rientrati da poco da tre giornate intense trascorse a Nepi, un luogo che ogni volta ci sorprende per la sua capacità di accogliere e trasformare. Immersi nel paesaggio silenzioso e verde della provincia di Viterbo, abbiamo vissuto un’esperienza che va ben oltre quella che solitamente si immagina quando si parla di una semplice gita. L’ampiezza degli spazi, la quiete del paesaggio e la presenza discreta della natura hanno fatto da sfondo a un percorso educativo profondo, vissuto da un gruppo di bambini e ragazzi dai sette ai diciassette anni. In questo ambiente, reso ancora più speciale dal lavoro attento del team EDUpar e della Fondazione Libera Schola, ciascun partecipante ha trovato un ritmo più lento, un ascolto diverso, un modo nuovo di stare con gli altri e con se stesso.


Uno degli elementi che ha contribuito maggiormente al successo di questi giorni è stata la natura, che a Nepi si presenta nella sua forma più autentica. Non c’è bisogno di spiegare troppo quando il contesto parla da solo: gli animali che si muovono liberamente, i suoni del bosco, la luce che cambia durante la giornata. I pony che si avvicinavano senza fretta, gli alpaca curiosi, gli asini tranquilli e persino l’imponente struzzo hanno offerto ai ragazzi un tipo di incontro che non si può riprodurre in un ambiente più artificiale. La natura invita all’osservazione senza giudizio, all’ascolto, a un contatto immediato che molti partecipanti hanno descritto come rilassante e “vero”. In un’epoca in cui è difficile trovare momenti privi di stimoli digitali o pressioni esterne, queste sensazioni hanno rappresentato una forma di respiro profondo, un ritorno a qualcosa di semplice ma essenziale.


Dentro questa cornice abbiamo costruito un percorso educativo che non si limitava a proporre attività, ma cercava di intrecciarle alle emozioni, al corpo, alla comunicazione e alla dimensione relazionale. Il nostro metodo parte dall’idea che ogni persona abbia tempi, sensibilità e modalità di apprendimento differenti; per questo la nostra attenzione è sempre quella di offrire uno spazio dove essere se stessi diventi possibile, senza dover aderire a modelli prestabiliti. Molti ragazzi sono arrivati con un po’ di timidezza, qualcun altro con un’energia incontenibile, altri ancora portando con sé fragilità che spesso, nella quotidianità, non trovano luoghi in cui essere accolte. In questi tre giorni, invece, l’obiettivo non era “fare bene”, ma esserci davvero, lasciarsi coinvolgere senza timore del giudizio.


Un aspetto molto significativo è stato il lavoro sulla comunicazione, intesa non solo come parlare davanti a un gruppo, ma come modo complessivo di abitare il proprio corpo. Nei laboratori di public speaking, i ragazzi hanno sperimentato l’uso della voce, della postura, dello sguardo e del movimento nello spazio. Osservare i cambiamenti è stato sorprendente: chi era timido ha trovato il coraggio di esporsi, chi tendeva a parlare troppo velocemente ha scoperto la potenza della pausa, chi credeva di non essere capace ha vissuto momenti di inaspettata sicurezza. Quando il gruppo diventa un luogo sicuro, privo di pressione e giudizio, si aprono possibilità che altrove restano nascoste. Abbiamo visto corpi che si rilassavano, voci che si rafforzavano, sguardi che finalmente si alzavano.


In parallelo, abbiamo dedicato tempo alla scoperta di sé. Attraverso attività semplici ma profonde, i ragazzi hanno esplorato i propri valori, le emozioni che spesso restano in secondo piano, le paure ricorrenti e le forze interiori che li sostengono nei momenti difficili. Le conversazioni nate spontaneamente hanno mostrato una maturità sorprendente, sia nei più piccoli, capaci di esprimere pensieri complessi con parole disarmanti, sia negli adolescenti, che hanno portato sfumature, dubbi e riflessioni molto sincere. A quell’età, conoscersi è un cammino confuso e in continua evoluzione, e avere uno spazio protetto in cui fermarsi a guardarsi dentro è un regalo raro.


L’arte ha accompagnato questo processo come un linguaggio parallelo. Tra mosaici, pittura e materiali naturali, i partecipanti hanno potuto esprimersi senza dover trovare la parola giusta. Non abbiamo mai chiesto “bellezza”, ma autenticità, e la creatività non ha tardato a mostrarsi. Molti lavori raccontavano qualcosa che difficilmente sarebbe emerso in una conversazione diretta: desideri, emozioni trattenute, intuizioni improvvise. I più introversi hanno trovato una via per comunicare senza parlare, mentre chi solitamente è impulsivo ha scoperto la calma del creare.

Un aspetto prezioso dell’esperienza è stato il fatto di vivere insieme in un gruppo eterogeneo per età. Quando bambini e ragazzi di generazioni diverse condividono gli stessi spazi, si creano dinamiche educative spontanee: i più grandi diventano modelli e punti di riferimento, i più piccoli imparano osservando e imitando, e chi sta nel mezzo sperimenta sia il ruolo di guida sia quello di apprendista. Questo tipo di interazione, raro nei contesti tradizionali, costruisce senso di comunità, empatia e responsabilità.


Il gioco libero, spesso sottovalutato, ha rappresentato uno dei momenti più importanti. Senza interventi strutturati da parte degli adulti, i ragazzi hanno dato vita a giochi, sfide, storie e alleanze spontanee. Hanno negoziato, litigato, trovato soluzioni, creato equilibri. È in questi momenti non programmati che emergono autonomia, creatività e capacità sociali autentiche. Il fatto che ciò avvenisse lontano dai genitori ma in un ambiente protetto ha permesso loro di sperimentare una forma sana di indipendenza.


Il falò serale è stato forse il momento più simbolico. Il fuoco ha creato un cerchio di ascolto e condivisione difficile da descrivere a chi non era presente. Le parole dette con sincerità, i silenzi intensi e la consapevolezza di essere parte di un gruppo hanno creato un’atmosfera che molti ricorderanno a lungo. Non era solo un’attività: era un piccolo rito collettivo.


Per alcuni, questi tre giorni hanno rappresentato anche una prima vera esperienza di autonomia fuori casa. Gestire emozioni nuove, adattarsi alle dinamiche del gruppo, trovare un equilibrio senza l’appoggio diretto dei genitori: tutto questo ha contribuito a costruire fiducia in sé stessi. Lo staff EDUpar e Fondazione Libera Schola ha accompagnato ogni passo con discrezione, rendendo l’autonomia un processo graduale e sicuro.


Il luogo che ci ha accolti ospiterà anche la prossima sessione d’esame della Fondazione Libera Schola ed EDUpar, prevista per il 13 maggio. È difficile immaginare un contesto più sereno in cui affrontare una tappa così significativa del percorso educativo. Le iscrizioni per gli esami di idoneità primaria e 1-2 media sono ancora aperte e siamo pronti ad accogliere nuove famiglie.


Chiudiamo questa esperienza con il desiderio di tornare presto. Molti ragazzi sono rientrati a casa con un nuovo senso di sicurezza, con un’amicizia nata inaspettatamente, con una frase ascoltata nel momento giusto o con un ricordo luminoso da custodire. Per questo stiamo già pensando a una possibile Spring Edition, un nuovo incontro in cui continuare a coltivare un modo di educare che dà valore alla persona nella sua interezza, all’esperienza diretta e alla forza della comunità. Nepi, ancora una volta, non è solo un luogo: è un terreno fertile di crescita condivisa che speriamo di vivere di nuovo, insieme.

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