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Pastelli e matite

Nel sentire comune, il disegno è percepito come una disciplina accessoria, riservata a chi ha doti naturali. Spesso il ruolo dei disegni, a scuola , è quello di mero ornamento del testo, superfluo e trascurabile, quasi fosse un livello inferiore di espressione rispetto alla scrittura. A ben pensarci, invece, il disegno è una importantissima competenza di base , che sviluppa, oltre al senso artistico, le capacità di osservazione e di sintesi, essenziali per un approccio scientifico e pragmatico. Per l’ingegnere come per il naturalista, per il meccanico come per il geometra, il disegno è strumento di studio della realtà e di intervento su di essa.

I bambini, di solito, amano disegnare. Ci basterà lasciare a loro disposizione i materiali adatti per permettere loro di acquisire un’alfabetizzazione grafica di base, che consenta di sperimentare le potenzialità espressive del colore e della linea e di affinare le capacità di percezione e di osservazione.

Per imparare a scegliere i materiali adeguati riflettiamo sull’esperienza infantile del disegno, che presenta più dimensioni: corporea, sensoriale ed emotiva . Anzitutto il disegno è la traccia visibile del movimento: il bambino disegna con tutto il corpo. Questo ci porterà ad escludere, da principio, penne biro e pennarelli . Questi strumenti sono pensati, infatti, per dare un tratto omogeneo, indipendentemente dalla pressione esercitata dalla mano e dalla sua posizione. Non sono adatti, quindi, se vogliamo educare l’occhio a percepire le sfumature e la mano a padroneggiare lo strumento, sfruttandone le diverse potenzialità espressive. Anche la classica matita di grafite non è la scelta migliore, dato che sporca facilmente il foglio e abitua all’uso della gomma quando si sbaglia. Può andare bene per scrivere, ma nel disegno è meglio cercare il modo di trasformare creativamente l’errore in una parte del disegno. Pure le classiche matite colorate possono attendere. Il loro tratto preciso richiede una manualità già allenata e rischia di indurre a disegnare a partire dal contorno, determinando difficoltà e frustrazioni.

In secondo luogo, il disegno infantile è prima di tutto esperienza cromatica . Abituare i bambini a disegnare partendo dal contorno o, peggio, riempiendo disegni prestampati, significa produrre inutili frustrazioni e impedire l’esperienza del colore, riducendolo ad un accessorio secondario. I bambini vivono intensamente il colore nelle sue valenze espressive, emotive, energetiche. Lo strumento più adatto potranno allora essere i pastelli a cera, anche in forma di mattoncini, che, col loro tratto grosso e ricco di colore, fanno comparire subito delle superfici. Nel disegno con i pastelli a cera, il colore prevale sulla forma, con grande soddisfazione dei piccoli artisti, che vedono emergere, quasi per magia, i loro disegni. Sono utili anche i matitoni, di buona qualità, dai bei colori. Serviranno anche all’adulto per scrivere il commento al disegno e per le prime esperienze di scrittura dei bambini.

Infine ricordiamoci di non risparmiare sui materiali grafici e scegliamo sempre colori di qualità, come quelli in uso nei licei artistici o nelle scuole Waldorf. Il costo maggiore sarà compensato da un’ottima resa e da una più lunga durata e soprattutto, elemento da non sottovalutare mai, dalla gratificazione dei bambini. Sarebbe bene poter tenere i pastelli e i matitoni in ordine, come nei vecchi astucci che avevano un posto per ogni matita. Un dettaglio come riporre i colori nell’ordine dell’arcobaleno è già di per sé uno strumento educativo, in quanto esperienza di una sequenza armonica, estetica e scientifica insieme. Può bastare una scatola o un astuccio tipo portaposate, con tante taschine. Possiamo realizzare qualcosa di adatto con del materiale di recupero e un po’ di fantasia. Ricordiamo anche che i pastelli a cera, quando sono sporchi, si puliscono facilmente con un batuffolo di ovatta imbevuto con un po’ d’olio.

Si tende spesso ad assimilare il disegno ad un’attività cognitiva, come fosse una scrittura incompiuta e infantile, che poi sarà progressivamente abbandonata. Sarebbe invece opportuno non dimenticare mai la dimensione prima di tutto fisica del disegno (e anche della scrittura, che da questo deriva) per porre attenzione alla qualità dell’esperienza che prepariamo per i nostri bambini.

Grazie ancora a Greta e Giuliano autori di questo articolo sulla didattica.

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