Mia figlia ha 11 anni e frequenta la prima media. Sono impressionato dalla quantità di compiti a casa che le vengono assegnati ogni giorno. La scuola la impegna per 6 ore, fino alle 13.50, lei vorrebbe fare sport e frequentare qualche amica, ma deve spesso rinunciare per i troppi compiti a casa da svolgere. Vista la quantità di compiti a casa, lei è obbligata a svolgerli come se si trattasse di una pratica burocratica, velocemente e superficialmente, sicuramente senza gioia. Se dovessimo approfondire e riflettere arriveremmo a sera inoltrata. Del resto non gli viene chiesto di fare bene i compiti a casa, ma di farli tutti. Pena una nota disciplinare.
Gli studi di psicologia cognitiva hanno dimostrato che, anche se è necessario esercitare i meccanismi dell’apprendimento, un alto numero di ore di studio è inutile. Il rischio è di incorrere in un apprendimento di breve durata, quindi apparente, che affatica il sistema cognitivo e lo rende incapace di recepire nuove cose. Questo è dannoso anche per la motivazione all’impegno che può affievolirsi lasciando il posto al fare tanto per fare. Nel peggiore dei casi i bambini sperimentano, a causa dei compiti a casa, disistima e frustrazione. La paura dell’insuccesso e delle conseguenze di un giudizio negativo avvelenano inevitabilmente il processo di apprendimento.
In questo sabato soleggiato, in cui si potrebbero fare tante belle cose, come una gita con i bambini al mare o una camminata per i boschi, sono qui ad ultimare i “compiti” che vengono regolarmente assegnati al venerdi per il lunedi. Mio figlio fa la terza elementare con tempo pieno, sono 40 ore alla settimana, e termina ogni giorno alle 16. Spesso ha dei compiti da fare giornalmente. Mi è sempre sfuggita quale sia l’utilità effettiva dei compiti a casa, ammesso che ve ne sia una. Non sono dell’idea che i weekend, i ponti e le vacanze portino all’oblio degli argomenti trattati. Al posto dei compiti non sarebbe meglio stimolare la curiosità dei ragazzini con attività di altro tipo? Si è mai visto un lavoratore che si porta a casa gli attrezzi del mestiere e prosegue anche dopo cena? (…e anche se si fosse visto non ditemi che questo sia sano)
Quaranta ore in scuole senza giardino e il fine settimana rubato dai compiti sono una delle cause della dilagante insofferenza giovanile. Come si può pretendere che i bambini siano educati al rispetto e all’amore , alla custodia della natura , quando non vengono concessi loro il tempo e le basi per crescere in sintonia con queste?
Più che “progetto di vita” la scuola di oggi pare essere un allevamento intensivo, con i compiti a casa che irrompono nel limitato tempo libero quotidiano. Non c’è più l’opportunità per andare a trovare i nonni, per una gita fuori porta, per una passeggiata in spiaggia, per una partita a calcio nel parco vicino casa.
Vittime sono anche i genitori che devono affiancare i propri figli, aiutando a risolvere operazioni, correggendo frasi di analisi grammaticale, scrivendo riassunti e ascoltando “lezioni ripetute a voce alta”. La casa – simile a una fabbrica – vede i suoi abitanti svogliatamente operosi anche dopo cena, curvi sui libri, per essere “pronti” il lunedì.
Oggi c’è un gran parlare su come le nuove generazioni siano maleducate e ignoranti.
Alcuni genitori hanno notato come, man mano che i ragazzi percorrano i diversi gradi della scuola, la situazione peggiori. Purtroppo la buona educazione non riesce a prevalere quando un figlio si trova a condividere costantemente spazi, tempo ed esperienze con i propri coetanei, senza una guida appropriata.
L’azione educativa degli insegnanti è sempre più difficile, resa complicata dal gran numero di alunni di cui è formata una classe e dal poco – o troppo – tempo a disposizione.
Così la famiglia e la società reale, non quella artificiale che si trova tra le quattro mura della classe, rimangono marginali
nel processo educativo dei futuri cittadini.
L’apprendimento rimane sulla carta e si trasforma in obbligo, non piacere.
Con queste premesse, come si possono ottenere collaborazione, solidarietà e responsabilità civile? L’estraniamento e l’individualizzazione
portano inevitabilmente a non avere un sentimento di affiliazione con la natura e con il proprio nucleo familiare. Le conseguenze di ciò sono sotto gli occhi di tutti.
Purtroppo, per molte famiglie non c’è un solo momento libero che non sia in funzione dei compiti, questo è disumano e va denunziato.
E’ più sano fare una corsa nei prati o venti espressioni?
E’ più dolce aiutare la mamma a fare una torta o imparare i confini di uno Stato?
E’ più importante ascoltare un racconto dei nonni o passare il pomeriggio a fare l’analisi grammaticale?
Date libero sfogo alla fantasia e usate l’energia positiva prodotta per incoraggiare altri a fare lo stesso.
è la raccolta delle immagini del vostro apprendimento libero, della vostra voglia di stare insieme e del vostro benessere. E’ una scatola di emozioni che spingerà il mondo dell’Educazione a riflettere sul proprio operato e – ci auguriamo – a modificarlo. Al centro dell’Apprendimento dovrebbe sempre esserci l’Amore.
#senzacompitifarei
pianterei un seme in giardino e lo guarderei crescere
#senzacompitifarei
giocherei con i miei fratelli all’aria aperta
#senzacompitifarei
passerei più tempo con i miei figli più piccoli, serenamente senza lo stress della scuola del grande
#senzacompitifarei
mi divertirei tutto il giorno
Scatta, hashtag e condividi – una scuola senza compiti è più sana per tutti (insegnanti compresi!)
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