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Arrosto

E’ quasi ora di cena, apro il frigorifero sperando di trovarci la risposta alla domanda: “Cosa preparerò da mangiare?”. Quattro cipolle, una forma di grana, un cespo d’insalata e del sedano mi guardano, ma non proferiscono parola. Il latte e due uova non sono d’aiuto alcuno. Non compriamo quei piatti surgelati “pronti in un attimo” che costano un sacco e hanno la lista degli ingredienti più lunga dell’elenco telefonico, quindi non avevo alcuna arma segreta da usare.

 

Urrà, mi ricordo che la sera prima avevo scongelato un bel pezzo di carne da fare arrosto. In un oretta o poco più è pronto e il profumino invade la casa.

 

Attirata dagli aromi Olivia chiede “Mommy, what are you cooking?” lei che da sempre è incuriosita dal mio lavoro ai fornelli si alza sulle punte per vedere meglio cosa c’è in pentola. “Roast” rispondo io e lei torna a giocare con un fare pensieroso.

 

Dopo poco arriva Thomas e guardandomi dritto negli occhi mi dice che lui la carne non la mangia. All’improvviso ritorna Olivia che mi dice “Mommy, I love meat, io invece lo mangerò tutto” (dovete sapere che per quella punta di rivalità che c’è tra fratelli ogni qualvolta Thomas si rifiuta di fare qualcosa Olivia si offre volontaria entusiasta).

 

Solitamente non dò alternative ai pasti, quello che c’è di pronto si mangia e se proprio i bambini si rifiutano (cosa che succede raramente) non li obbligo, ma cerco di convincerli.

 

Quella sera però c’era *solo* l’arrosto e decido che per Thomas l’avrei *nascosto* in due fette di pane, in breve un panino. Tutti a tavola iniziamo a mangiare tranne Thomas che ispeziona il panino sospettoso. Lo apre. Argh! Avevo dimenticato di togliere TUTTI gli aghetti del rosmarino che ora navigavano felici nella maionese.

 

“Mommy, what are these green things?! Io non lo mangio.” Io e il papà ci spazientiamo, insistiamo che la carne va mangiata almeno ogni tanto, che per crescere forti bisogna mangiare bene, che la mamma ha cucinato la carne con cura e amore per tutti, ecc… A volte penso che in queste situazioni noi genitori usiamo un repertorio di retorica obsoleto, al quale spesso non crediamo nemmeno noi, ma che per qualche motivo si trova indelebilmente impresso nel nostro cervello che ci spinge, puntuale, a recitarlo. Papà Matteo stava per interpellare i bambini poveri che non hanno da mangiare quando, grazie al cielo, sono tornata in me. Chi stavo cercando di fregare? Invece di trattare mio figlio come un ingenuo da gabbare ho deciso in quel momento di non fare alcuna differenza tra lui e noi e di rispettarlo nelle sue scelte senza intervenire con opere di convincimento.

 

“You are right! Questa carne non deve stare nel panino, tirala fuori perché ora ti dò un coltello e, se vuoi, la tagli e la mangi come facciamo noi”. Ho sempre pensato che i bambini possano (appena fossero abbastanza responsabili) imparare ad usare un coltello a tavola, ora era il momento giusto. Thomas, cinque anni compiuti da poco, ha così estratto la fetta di roast dal panino che cercava di nasconderla, fiero ha impugnato il coltello e in un battibaleno ha mangiato tutto. “Can I have more, please?” la seconda fetta lo ha aiutato a perfezionare la tecnica (a volte adopera le mani invece della forchetta per tenere ferma la preda, ma noi non glielo facciamo pesare) e fiero e felice ha chiesto di alzarsi dal tavolo.

 

Penso che quello sia stato il roast beef più buono che io abbia mai cucinato!

 

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