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Racconti di un supplente UK

Come va la scuola in Inghilterra?

l seguente rapporto è opera di un giovane fisico italiano insegnante supplente all’interno del sistema scolastico inglese di nome Davide Maimonide .

Prima di lasciarvi leggere qualche passo del suo scritto vi ricordo che le riforme scolastiche italiane degli ultimi decenni sono state ispirate al modello anglosassone. La nostra scuola non è molto lontana dai risultati sotto descritti: date tempo al tempo, si sa che in Italia le crisi arrivano sempre un poco dopo… Una scuola satura di burocrazia non può produrre maestri ma soltanto burocrati, chiamati ad esporre lezioni preconfezionate e a valutare gli alunni con test standardizzati.

Buona lettura.

“Quelle che seguono sono le vicissitudini di sei mesi di insegnamento nel West Yorkshire da parte di un insegnante italiano, spaziando da esperienze di 2 mesi fino a singole giornate saltuarie in più di 20 scuole secondarie diverse. (…)

Il compito del supplente (in questo caso detto cover supervisor ) è solo di vigilare, raccogliere l’eventuale lavoro alla fine (i worksheet) e accertarsi dell’incolumità dei ragazzi. (…)

Nella stragrande maggioranza dei casi, gli alunni usano i worksheet per fare aereoplanini, ti chiedono carta e penne o altro materiale, che la scuola fornisce in grandi quantità, per poi distruggerle o lanciarsele contro. Se ti metti in mezzo al lancio delle matite, oltre a colpirti ti insultano. Sanno benissimo che nessuno controllerà il loro eventuale lavoro e dunque perché farlo? I più tranquilli scrivono sms o vanno su facebook. (…)

Per riprendere qualcuno devi scriverne il nome sulla lavagna: ma attenzione, devi conoscerlo il suo nome e scriverlo correttamente anche quando tu sia in una scuola nuova (e in genere non rivedi mai due volte la stessa classe).
Poi devi scandire bene le parole verbal warning numero uno e così via fino a quattro. Altrimenti non è valido: quasi sicuramente il suddetto non subirà alcune punizione. Se poi riesci a seguire tutta la procedura e alla fine lo inviti ad andare in una altra aula, ma per disgrazia gli tocchi la spalla mentre gli apri la porta, allora ha vinto lui. (…)

Un collega inglese con 20 anni di esperienza mi ha raccontato il seguente episodio illuminante in merito: un ragazzo era molto aggressivo, l’insegnante si avvicina e il ragazzo replica: “ toccami, così potrò querelarti e portarti via tutti i soldi che hai guadagnato nella tua vita “. (…)

Quanto alle note sul diario, chi mai le leggerà? I genitori qui sono entità leggendarie, inesistenti, non si vedono fuori da scuola, non vengono ai colloqui, se vengono non sono alleati degli insegnanti . Spesso non ci sono nemmeno poi tanti genitori a casa: questo è il paese dei genitori singoli. In un libro di testo di francese, capitatomi per le mani, c’era scritto: “per i francesi la famiglia è molto importante, tanto è che mangiano spesso insieme. Che cosa ne pensi? piacerebbe anche a te?” Qualcosa vorrà dire. (…)

Il bullismo qui è all’ordine del giorno e molto spesso emerge dalla cronaca locale o nazionale. Pochi giorni prima di scrivere questo articolo un ragazzino è stato ucciso a calci e pugni davanti ad una scuola nel sud di Londra. Un anno prima, nella scuola in cui ho insegnato negli ultimi due mesi, uno studente è stato ferito con un coltello da un altro. Il colpevole era stanco di essere vittima ripetuta di bullismo e gli insegnanti lo sapevano. Si vedono continuamente i ragazzi menarsi nei corridoi ma gli insegnanti non sembrano curarsene, d’altronde non possono toccarli: è compito dei guardiani nerboruti separarli, altrimenti perché sceglierli così grossi? (…)

Le scuole inglesi rispetto alle italiane sono come l’ Enterprise rispetto alla Zattera della Medusa. In ogni aula ci sono lavagne multimediali con proiettori e connessioni internet, portatili per gli studenti, libri di testo e banchi di laboratorio ben attrezzati. Manca il Signor Spock ma la fantascienza c’è tutta. In Italia, invece, andiamo lentamente alla deriva e finiremo per divorarci tra di noi. Nelle materie scientifiche si fanno moltissime dimostrazioni pratiche. Ogni singolo concetto è ancorato a esempi e applicazioni tecnologiche. Chi ne ha voglia può imparare molte cose.
Con tutti i suoi difetti, il bagaglio culturale della zattera italiana mi sembra di maggior spessore. Poi magari si imbarca acqua e si affonda nei test internazionali, dove l’Italia è 37esima e la Gran Bretagna 14esima. Forse anche perché queste prove somigliano più ai quiz con cui si allenano gli studenti britannici, chi lo sa? L’insegnamento, infatti, mi sembra molto standardizzato: ogni scuola ha un pacco di presentazioni powerpoint già pronte da proiettare e fogli di lavoro da stampare e distribuire. Le lezioni più che essere preparate possono essere semplicemente “scelte”.(…)
Lo stipendio degli insegnanti è quasi il doppio che in Italia eppure il numero di ore di lavoro è lo stesso e il costo della vita forse anche più basso. Il problema dei precari non esiste: se una scuola ti assume, sei permanente. D’altra parte esiste un controllo qualità: commissioni di ispettori che ogni tot anni vengono per un giorno o una settimana e possono anche farla chiudere se non va bene.

“Hey Teacher, leave those kids alone: La scuola inglese vista da un insegnante italiano” Davide Maimonide

 

Photo Credit: siribl

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